Mozione n 281
Il Senato,
premesso che:
nel biennio 2020-2021 ricorrono i 150 anni dalla proclamazione di Roma capitale d’Italia (20 settembre 1870-3 febbraio 1871);
la legge 15 dicembre 1990, n. 396, recante “Interventi per Roma, capitale della Repubblica”, che aveva l’obiettivo specifico di valorizzare il ruolo di Roma considerando tutti gli aspetti connessi alla funzione di capitale d’Italia tra cui anche la manutenzione, la cura e il restauro dei monumenti più importanti della città, è stata pressoché definanziata e abrogata, confluendo parzialmente nel decreto legislativo 18 aprile 2012, n. 61; in occasione del giubileo del 2000 sono state finanziate opere di riqualificazione della capitale in previsione dell’arrivo di decine di milioni di pellegrini e turisti; il Governo ha istituito una struttura di missione per la celebrazione degli anniversari nazionali; in occasione del 150º anniversario dell’unità d’Italia, che si è svolto per tutto il 2011, sono state organizzate iniziative istituzionali nazionali e internazionali che hanno avuto il loro fulcro nella cerimonia solenne a Camere riunite nell’Aula di Montecitorio alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano; nel 2018, in occasione dell’anniversario della vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale sono stati organizzati eventi in tutta Italia culminati con la celebrazione a Parigi della fine del conflitto, alla quale ha partecipato il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella; sia il 50º anniversario dell’unione di Roma all’Italia che il 100º anniversario sono stati solennemente celebrati; Roma, per la sua peculiare identità, è anche capitale di solidarietà e inclusione; considerato che il comma terzo dell’articolo 114 della Costituzione, così come modificato dalla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, dispone che “Roma è la capitale della Repubblica”;
rilevato che:
le maggiori capitali europee e occidentali godono di finanziamenti specifici per l’espletamento delle funzioni connesse al loro ruolo in seno all’ordinamento statale e al tempo stesso, anche grazie alla realizzazione di opere pubbliche significative e innovative, rappresentano un laboratorio permanente contemporaneo. Sono risorse indispensabili anche per contribuire alla conservazione e alla valorizzazione di un patrimonio storico e culturale di enorme valore che raramente appartiene alle sole amministrazioni locali che necessita dunque di interventi dei rispettivi Stati nazionali; la drammatica emergenza economica causata per la città di Roma dalla epidemia da COVID-19, in particolare con la paralisi del settore del turismo, da sempre asse portante dell’economia cittadina, rende necessario un sostegno straordinario da parte dello Stato nei confronti della città,
impegna il Governo:
1) ad adoperarsi affinché il 150º anniversario dell’unione di Roma all’Italia e della sua proclamazione come capitale sia adeguatamente commemorato e celebrato attraverso iniziative ufficiali e favorendo la realizzazione di iniziative promosse dalla società civile, con la calendarizzazione di dibattiti, mostre, convegni ed eventi in tutta Italia e approfondimenti nelle scuole di ogni ordine e grado volti a diffondere e valorizzare il suo ruolo di capitale e a promuovere lo sviluppo futuro della città;
2) ad elaborare un programma straordinario per la riduzione dell’inquinamento fossile e a finanziare, anche in collaborazione con Roma capitale e con la Regione Lazio, la realizzazione di un programma di opere pubbliche e di riqualificazione del tessuto urbano a basso impatto ambientale, eventualmente inserendolo fra le iniziative da realizzare grazie ai fondi straordinari messi a disposizione dall’Unione europea;
3) a costituire in seno alla struttura di missione per la celebrazione degli anniversari nazionali un comitato per l’organizzazione del 150º anniversario dell’unione di Roma allo Stato italiano, formato da studiosi ed esperti in grado di elaborare un calendario di eventi sulla storia di Roma fino alla sua designazione a capitale d’Italia;
4) a coinvolgere nelle celebrazioni lo Stato del Vaticano, l’Unesco, la Fao, l’Unione europea, il Coni, le ambasciate di Stati esteri, le organizzazioni mondiali con sede a Roma, i centri studi e ricerche sul Mediterraneo, le università pubbliche e private, le principali associazioni culturali, del terzo settore e di categoria, i sindacati nazionali, le principali istituzioni pubbliche, le reti radiotelevisive, la film commission regionale, e a darne risalto su tutti gli organi di informazione e comunicazione;
5) a valutare, nel caso di insufficienti disponibilità nel bilancio dello Stato, una formula per destinare una quota parte degli incassi della bigliettazione dei principali siti archeologici e monumentali e dei musei della capitale alla celebrazione del 150º anniversario e alla realizzazione dei progetti individuati.
(1-00281) (testo 2) (14 aprile 2021)
De Petris, Gasparri, Cirinnà, Dessì, Binetti, Giuseppe Pisani, Lonardo, Buccarella, Rojc, De Falco, Iori, Astorre, Bonino, Mollame, Vanin, Rauti, Lupo, De Vecchis, Fusco, Rufa, Parente (*).
Discussione della mozione n. 281 sulla celebrazione del 150° anniversario della proclamazione di Roma Capitale (ore 16,08)
Approvazione della mozione n. 281 (testo 2)
PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca la discussione della mozione 1-00281, presentata dalla senatrice De Petris e da altri senatori, sulla celebrazione del 150° anniversario della proclamazione di Roma Capitale.
Ha facoltà di parlare la senatrice De Petris per illustrarla.
DE PETRIS (Misto-LeU). Signor Presidente, la mozione n. 181 era stata depositata a suo tempo in previsione di una discussione in Aula che coincidesse con l’anniversario della nascita di Roma Capitale, e quindi con la presa di Porta Pia il 20 settembre 1870. Le celebrazioni ovviamente riguarderanno il biennio 2020-2021.
Rispetto alle ragioni di una mozione come questa, non solo vorrei ringraziare in questa sede tutti coloro che hanno firmato l’atto di indirizzo, che è anche frutto del lavoro di un osservatorio dei parlamentari per Roma, di molti parlamentari, alcuni dei quali eletti a Roma ma non solo, che da due anni cercano in tutti i modi, con convegni, riflessioni e iniziative, di porre al centro dell’attenzione del Parlamento e delle istituzioni la questione che riguarda il ruolo, di Roma Capitale.
Alla Camera – lo dico, ma molti colleghi lo sanno perfettamente – sono stati incardinati alcuni disegni di legge, uno che prevede modifiche alla Costituzione e gli altri con proposte di legge ordinaria, e la Commissione affari costituzionali ne ha cominciato l’iter di discussione. La mozione, che è stata presentata anche alla Camera, grazie al lavoro dell’Osservatorio parlamentare per Roma e di tutti i parlamentari che ne fanno parte, anche se sappiamo perfettamente che sono rimasti pochi mesi e che ci troviamo in una situazione molto particolare a causa della pandemia, ha lo scopo preciso di far sì che finalmente, ufficialmente e in modo molto solenne, si svolgano le celebrazioni per il 150° anniversario della proclamazione di Roma Capitale.
Credo che qualsiasi Paese dell’area europea, ma anche di altre aree, avrebbe avuto un’attenzione particolare per la propria Capitale e per le celebrazioni del suo anniversario. Ciò non è invece accaduto nel nostro Paese. Per i centocinquanta anni dell’Unità d’Italia, nel 2011 sono state organizzate giustamente moltissime iniziative e vi sono state cerimonie solenni che hanno visto la partecipazione di entrambe le Camere. Per Roma Capitale, invece lo Stato e il Governo non hanno fatto altrettanto, anche se – ripeto – ci troviamo in una situazione particolare a causa della pandemia; il Comune ha organizzato una serie di iniziative; vi è stata soltanto l’iniziativa di un concorso di idee, dal titolo «Tutte le strade portano a Roma», che vede la collaborazione del Ministero dell’istruzione, del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, della Presidenza del Consiglio dei ministri e di Roma Capitale, e un francobollo commemorativo. In realtà però non è accaduto niente altro. Torno a ripetere invece che in altre occasioni ci sono state celebrazioni ufficiali.
Gli impegni richiesti dalla mozione prevedono che ci si adoperi affinché tale anniversario sia celebrato in modo adeguato e solenne, mettendo in campo anche una serie di risorse con il coinvolgimento delle istituzioni.
Conclusa la parte celebrativa, che è comunque fondamentale, ricordo che l’ultimo provvedimento speciale per Roma risale alla legge n. 396 del 1990, che aveva stanziato risorse e attribuito un’attenzione particolare alla Capitale. Sono state stanziate poi risorse per il Giubileo del 2000, ma l’attenzione sul ruolo e i poteri della Capitale sono purtroppo scemati nel corso degli anni.
Credo che basterebbe soltanto andare a vedere quello che accade per le altre Capitali europee – Parigi, Berlino, potremmo citarle una per una – che seppure con assetti istituzionali diversi l’una dall’altra, hanno tutte dei poteri speciali.
Tra l’altro Roma è l’unica città capitale di due Stati e che, essendo capitale anche del Vaticano, della cristianità e del cattolicesimo, si caratterizza per una vocazione universale. Credo allora sia arrivato il momento di prestare una particolare attenzione, rilevando che anche le celebrazioni sono un modo per significare che il Governo e il Paese hanno a cuore la propria capitale. (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
È iscritto a parlare il senatore Saccone.
SACCONE (FIBP-UDC). Signora Presidente, signora Ministra, ringrazio i colleghi che hanno presentato la mozione n. 281, a partire dalla senatrice De Petris e dal senatore Gasparri. A dir la verità, purtroppo è una situazione assai imbarazzante.
Sono ormai vent’anni che parliamo di forme di adeguamento della capitale d’Italia alle altre capitali europee e non si è fatto nulla. Grazie a Dio c’è questo osservatorio trasversale, che sta discutendo in modo concreto non di dare più poteri alla capitale d’Italia, ma di renderla adeguata alle sfide, non solo dell’oggi, ma anche del domani. Gli inglesi lo hanno fatto con The Greater London Authority, con cui hanno reso autonoma la città di Londra. È stato fatto per Berlino, capitale da poco più di venti anni, che è stata elevata al rango di Land, quindi con pieni poteri legislativi, tutti finalizzato allo sviluppo della città capitale e a dotarla di autonomia in termini di infrastrutture e di investimenti.
La capitale d’Italia è trattata invece alla stregua di un Comune superiore a 15.000 abitanti. Con tutto il rispetto, mi chiedo se sia possibile che la città che ospita tutte le sedi diplomatiche dei Paesi stranieri, gli organismi internazionali e le istituzioni abbia lo stesso trattamento amministrativo, non solo politico, di un qualsiasi Comune italiano. Assolutamente non è possibile! Sono stato profondamente onorato di servire la città da consigliere circoscrizionale, da presidente di municipio e da consigliere comunale e, da amministratore di questa città, ho combattuto quotidianamente con tutti i limiti amministrativi. Per realizzare un parcheggio pertinenziale su suolo pubblico occorrono oltre dodici, quindici o venti anni di attesa. Servono 51 nulla osta per fare un parcheggio da 50 posti macchina! Questa è la capitale d’Italia e questa è la sfida del futuro.
Non voglio polemizzare con gli amici del MoVimento 5 Stelle, che sono in una fase di profonda metamorfosi, perché si rendono conto di quanto sia difficile governare una comunità, ma abbiamo visto fotografie della sindaca della capitale d’Italia, con degli alberi potati o con un manto stradale rifatto: non la critico, ma ciò dà la dimensione della coscienza e della consapevolezza del ruolo che si occupa. Non è stata tradita la fiducia dei cittadini, ma si è semplicemente inadeguati. È difficile immaginare il signor Khan o la signora Manuela Carmena Castrillo, sindaca di Madrid, che postano un selfie con un albero che si andrà a potare. Ciò dà dunque la dimensione di qual è la concezione di chi fa il sindaco della capitale d’Italia ed è ridicola. Non è colpa della sindaca Raggi: sono tante altre le sue responsabilità. Ho letto stamattina che ieri è stata salvata, perché non ha la maggioranza in consiglio comunale: neanche il presidente Conte ce l’aveva e si è dimesso. Sarebbe utile, come ha chiesto l’UDC a Roma, che la sindaca Raggi ne prendesse atto e che almeno il 20 Giugno si dimettesse, dando finalmente luogo a un commissariamento della capitale d’Italia.
Signora Presidente, ripeto che quella foto con gli alberi potati dà la dimensione del fatto che non si guarda al futuro. Si dice spesso, ultimamente, per propaganda, che a Roma non si è mai fatto nulla. Lo dico come esponente politico che è stato anche avversario di chi ha governato per tanti anni la capitale d’Italia: le ultime opere pubbliche o le ultime opere che hanno dato una prospettiva alla città, le abbiamo inaugurate venti anni fa. Pensiamo all’auditorium o al sottopasso di Castel Sant’Angelo: non le ho certamente inaugurate come amministratore di maggioranza, ma ne rendo atto. Qual è l’ultima opera pubblica inaugurata in questa città? Non c’è niente! Sono vent’anni che non si costruisce il futuro di Roma. Sono vent’anni che non si va a costruire un’opera pubblica, che dia una maggiore fruizione e una maggiore prospettiva.
Per concludere, mi auguro che questa non sia l’ennesima occasione in cui si contempla e si esalta il ruolo di Roma, lasciando poi a Roma il destino di un qualunque Comune d’Italia. (Applausi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il senatore De Vecchis. Ne ha facoltà.
DE VECCHIS (L-SP-PSd’Az). Signor Presidente, quando penso a Roma, la prima parola che mi viene in mente è amor, ovvero amore per questa città, culla del diritto, centro della cristianità, con 6.000 chilometri di strade, dove si stratificano tremila anni di storia, e sede di tre tipi di ambasciate (presso la Capitale, le organizzazioni internazionali e la Santa sede). Roma, che all’interno dei suoi confini vanta un museo a cielo aperto. Roma, che si estende su un territorio che potrebbe contenere otto delle principali città italiane e ben nove capitali europee: Amsterdam, Atene, Berna, Copenaghen, Dublino, Lisbona, Parigi, Vienna e Bruxelles.
Il centocinquantesimo anniversario della sua proclamazione come capitale d’Italia deve essere l’occasione per impegnarci tutti insieme, senza steccati ideologici e logiche di appartenenza partitica, affinché Roma torni ad occupare uno spazio importante nel contesto sia nazionale che internazionale. Roma deve riappropriarsi del suo fondamentale ruolo di traino economico e soprattutto culturale, che la storia le riconosce da sempre.
Roma capitale della cultura europea: non deve soltanto essere uno slogan, ma un impegno che oggi tutti noi dobbiamo prendere in quest’Aula votando la mozione.
Roma, orma: restituire la giusta dignità che merita alla capitale d’Italia significa seguire – da orma – quella traccia che segna il giusto cammino, per far sì che questa città torni a essere grande nel mondo, ma allo stesso tempo capace di farsi piccola e prendersi cura di tutti i suoi cittadini, nessuno escluso. Una città che deve ambire a una maggiore autonomia di funzioni sia per governare il suo enorme patrimonio storico sia per la gestione efficiente di una macchina amministrativa così complessa. Roma, infatti, è una delle poche capitali che a livello mondiale non gode di una particolare autonomia. L’altra direttrice deve essere infatti un intervento che possa seguire al decentramento municipale.
Data l’ampiezza del suo territorio – come accennavo prima nel mio intervento – e l’elevata densità demografica, la città di Roma, stante il suo particolare status, non può essere governata in modo esclusivamente verticistico e centralizzato.
L’esperienza amministrativa dimostra che, soprattutto in enti territoriali molto estesi, il decentramento puntuale e non generalizzato può essere la chiave per migliorare la qualità dei servizi al cittadino in termini di maggiore efficienza. E noi a questo teniamo, al bene dei cittadini. Ecco perché sarà necessario procedere a conferire ai municipi specifiche funzioni amministrative per il cui esercizio risulti più efficiente la devoluzione a un ente di prossimità e riconoscere una maggiore autonomia finanziaria di spesa finalizzata all’erogazione dei servizi ai cittadini residenti. L’obiettivo in questo caso è incentivare l’azione amministrativa decentrata nei municipi (che in altri enti sarebbero città) attraverso il conferimento di nuove funzioni e il riconoscimento di maggiore autonomia finanziaria, quest’ultima anche quale meccanismo premiale della gestione virtuosa ed efficiente.
Roma, amor, orma: la strada che ci porterà a una rinascita di questa città, la Città eterna, non può che essere incarnata nell’amore proprio per la città: Roma, amor, orma. Viva Roma! (Applausi).
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la discussione.
Ha facoltà di parlare la rappresentante del Governo, alla quale chiedo di esprimere il parere sulla mozione presentata.
DADONE, ministro per le politiche giovanili. Signor Presidente, ringrazio i colleghi senatori per aver posto la questione in oggetto con la mozione.
Ricordo brevemente, in primis a me stessa, che sono state effettuate alcune celebrazioni per i centocinquant’anni di Roma capitale d’Italia: ricordo che nella legge di bilancio 2019 sono stati stanziati 500.000 euro, cui ha fatto seguito un bando del Mibact proprio per selezionare progetti da finanziare sulle associazioni territoriali.
Il Ministro per le politiche giovanili e lo sport che mi ha preceduto ha costituito un tavolo tecnico di coordinamento al quale sono stati invitati i rappresentanti del Mibact, del Ministero dell’istruzione e di Roma Capitale. Il tavolo era coordinato dalla struttura di missione per gli anniversari di interesse nazionale e si è riunito tre volte.
Il Ministero dell’istruzione ha promosso un concorso per gli studenti di ogni ordine e grado, «Tutte le strade portano a Roma», anche questo nell’ottica di ricordare ma altresì di includere i giovani, e Roma Capitale ha avviato le celebrazioni lo scorso 3 febbraio 2020 con un evento di apertura al Teatro dell’opera: c’è stata, in sede di Musei Capitolini, una lectio magistralis tenuta dal saggista e storico Paolo Mieli, alla quale ha partecipato una delegazione di giovani studenti.
Da quando ho assunto le deleghe, ho avviato la ricostituzione della struttura di missione, alla quale, però, ho voluto anche dare una nuova forma.
Quindi, accanto alle celebrazioni nazionali, vi è anche il coinvolgimento dei giovani, proprio in un’ottica partecipativa: ricordo e coinvolgimento dei ragazzi. È mia intenzione anche confermare il comitato che è stato nominato lo scorso dicembre, valutando la possibilità di allargarne la composizione.
Ciò detto, per quanto riguarda la mozione in esame esprimo parere favorevole sulle premesse e sugli impegni, con una proposta di riformulazione degli impegni 4) e 5). La riformulazione è finalizzata, al punto 4), a inserire nel testo, dopo le parole «le università pubbliche e private», le seguenti «, i giovani e le associazioni giovanili» e a sostituire il punto 5) con il seguente: «a valutare, nel caso di insufficienti disponibilità del bilancio dello Stato, la possibilità, sulla base delle necessarie verifiche tecniche, di destinare in via del tutto eccezionale una quota parte degli incassi delle biglietterie dei principali siti archeologici e monumentali e dei musei della capitale alla celebrazione del 150° anniversario e alla realizzazione dei progetti individuati». (Applausi).
PRESIDENTE. I firmatari della mozione dichiarano di accettare la proposta di riformulazione testé avanzata dal rappresentante del Governo.
Passiamo dunque alla votazione.
PARENTE (IV-PSI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PARENTE (IV-PSI). Signor Presidente, già nel marzo 1861 Cavour, in un discorso alla Camera del Regno d’Italia, affermava: «Tutta la storia di Roma, dal tempo dei Cesari al giorno d’oggi, è la storia di una città la cui importanza si estende infinitamente al di là del suo territorio, di una città, cioè, destinata ad essere la capitale di un grande Stato». Partendo da questa frase pensiamo al danno culturale per l’umanità che questa pandemia sta creando da un anno alla nostra capitale, privando anche i turisti di tutto il mondo della possibilità di godere della bellezza e della storia di Roma.
Una volta mi colpì la frase di un ragazzo – e ringrazio la ministra Dadone per aver citato la partecipazione dei giovani e per aver proposto la riformulazione di quel punto della mozione – di un altro continente che era a Roma per uno scambio interculturale; egli disse che i ragazzi italiani, i ragazzi romani, fanno meno fatica a studiare sui libri, perché a Roma si vive continuamente in un libro di storia aperto.
Ebbene questa mozione, a prima firma della collega De Petris, chiede di celebrare in maniera forte i centocinquant’anni della proclamazione di Roma Capitale. Certo, in questo anno non abbiamo potuto farlo come Roma e l’Italia avrebbero meritato e come è stato fatto per altri eventi, tra i quali, ad esempio, quello ricordato nella mozione, del 2018, in occasione dell’anniversario della vittoria nella Prima guerra mondiale, con un evento finale al quale ha partecipato il Presidente della Repubblica. A questo proposito, ancora una volta mi piace ricordare l’impegno nel comitato per gli anniversari di interesse nazionale del senatore Marini, che purtroppo abbiamo perso da poco a causa del Covid-19 e che è stato autorevole presidente di questo Senato.
Il 150° anniversario della proclamazione di Roma Capitale va oltre le sue celebrazioni, naturalmente, e ci induce a ripartire dall’epidemia, per ragionare su come la nostra bella capitale sia città di solidarietà e di inclusione e come dobbiamo aiutarla a svolgere questo ruolo.
Ricordare i centocinquant’anni significa compiere una grande operazione culturale ed educativa, come la mozione chiede, con il coinvolgimento di centri studi, università pubbliche e private, associazioni culturali, terzo settore, sindacato, mezzi di comunicazione, aggiungendo adesso, su impulso della ministra Dadone, come ricordavo prima, giovani e associazioni giovanili. Ma richiede anche un impegno straordinario per la riduzione dell’inquinamento e la realizzazione di un programma di opere pubbliche e di riqualificazione del tessuto urbano.
Abbiamo le risorse del recovery e anche su questo dobbiamo impegnarci per la nostra capitale. Questa discussione naturalmente intreccia – lo diceva molto bene la collega De Petris – inevitabilmente la questione del rafforzamento del ruolo, delle funzioni e del finanziamento della nostra capitale.
All’altro ramo del Parlamento sono in corso le audizioni per l’iter di proposte di legge di intervento nella nostra Costituzione per ampliare il ruolo di Roma Capitale. Riteniamo che questo sia il momento. C’è un osservatorio – anche questo lo si ricordava – in cui sono presenti tutte le forze politiche per rilanciare il ruolo e le funzioni di Roma Capitale. È, dunque, questo il momento. Rendiamo la nostra capitale il simbolo del riscatto dell’umanità intera per l’infinitezza del senza confini che Roma rappresenta nel post-pandemia.
Per queste ragioni, il Gruppo Italia Viva-P.S.I. voterà convintamente a favore della mozione su Roma Capitale in discussione oggi. (Applausi).
RAUTI (FdI). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RAUTI (FdI). Signor Presidente, colleghi, Governo, Ministri, oggi discutiamo la mozione su Roma Capitale, che risale ad agosto 2020 e che è gemella di un’omologa mozione presentata alla Camera. Entrambe sono uno dei frutti e degli intenti trasversali, come è stato ricordato, del lavoro dell’Osservatorio parlamentare per Roma.
L’oggetto è la ricorrenza dei centocinquant’anni dalla proclamazione di Roma a capitale. La data di riferimento è quella del 3 febbraio 1871, data di pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia della legge n. 33, appunto del 3 febbraio 1871, che trasferiva la capitale da Firenze a Roma. Il 3 febbraio scorso, complice la pandemia e le note ristrettezze, le celebrazioni sono state ridotte e la ricorrenza è passata quasi inosservata, ma abbiamo ancora tempo per recuperare. Il punto non è solo questo, come ricordava anche la collega De Petris. Non è solo una questione di celebrazioni, peraltro dovute, ma anche di sostanza e cercherò di spiegarlo.
Potrei impiegare interamente i dieci minuti a mia disposizione per elencare il quadro normativo. Non lo farò, ma darò dei riferimenti che contestualizzano la vexata quaestio di Roma Capitale. Come non ricordare alle origini la legge per Roma Capitale n. 396 del 1990 di Craxi e Andreotti, con relativi stanziamenti, definanziati purtroppo nel 2012. Mi piace sottolineare che Roma Capitale entra nella Costituzione con la legge costituzionale n. 3 del 2001, che modifica il comma 3 dell’articolo 114 della nostra Costituzione con la definizione: «Roma è la capitale della Repubblica». Seguono altri interventi legislativi nel 2009 e nel 2010 in attuazione del federalismo fiscale, il decreto legislativo del 2011 per funzioni e valorizzazioni e il già citato ridimensionamento del decreto legislativo del 2012 e poi, purtroppo, la mannaia della legge finanziaria 2015. Potrei continuare – ma non lo farò – perché sono praticamente più di trent’anni che parliamo di questo.
Torniamo, però, ad oggi. La data del 3 febbraio 2021, che segna i centocinquant’anni dalla proclamazione di Roma Capitale, non è stata adeguatamente celebrata finora. Questo è il senso propositivo e l’intento della mozione che Fratelli d’Italia ha sottoscritto alla Camera e al Senato e che quindi – anticipo – convintamente voterà. Lasciateci, però, sottolineare talune cose. Non è stata solo la pandemia a contribuire a questa distrazione istituzionale verso Roma e la ricorrenza in oggetto.
Infatti, non si era predisposto il calendario degli eventi a partire dalla data del 20 Settembre 2020, cioè l’anniversario della Breccia di Porta Pia, fino al citato 3 febbraio, mentre il 50° anniversario dell’unione di Roma all’Italia nel secolo scorso fu ampiamente celebrato con iniziative istituzionali. Lo stesso dicasi per la ricorrenza dei cento anni dalla proclamazione di Roma Capitale, celebrata come completamento dell’unità d’Italia e come chiusura dell’epopea risorgimentale. Invece i centocinquant’anni sono stati trascurati. Mi piace ricordare un bel francobollo celebrativo di Poste italiane e qualche iniziativa quel giorno; però poca roba.
Ma qual è il vulnus, al di là del 3 febbraio scorso? Il vulnus è più profondo, cari colleghi, ed è l’attribuzione a Roma Capitale di poteri speciali, cui devono o dovrebbero corrispondere fondi speciali. Questa è peraltro la storica posizione di Fratelli d’Italia, che siamo contenti abbia visto anche la convergenza di altre forze politiche, come dimostra l’approvazione dell’ordine del giorno alla Camera a firma degli onorevoli Meloni e Rampelli nel febbraio scorso, ma anche l’assemblea capitolina del 24 febbraio scorso dedicata a maggiori fondi e poteri per Roma Capitale, con un consenso trasversale. Mi riferisco alla richiesta di poteri speciali per la città di Roma, come avviene per le altre capitali europee: Parigi, Berlino, ma anche Londra pre e post Brexit.
Qual è il punto, cari colleghi? La piena attuazione della riforma in materia di poteri, risorse e funzioni di Roma Capitale. È evidente a tutti che non sono bastati gli importanti dispositivi introdotti nella Costituzione, né la legge ordinaria sui poteri e le competenze speciali, perché sono rimasti senza conseguenze concrete e perché la legge ordinaria è rimasta senza i decreti attuativi. C’è un passaggio interessante di previsione nella legge di bilancio 2021, che ci auguriamo venga attuato, mentre – e questo non lo notiamo solo noi, ma direi che è stato notato in termini multipartisan – c’è un insufficiente stanziamento nel recovery plan. Spiace dover ricordare – lo dico in questo caso senza polemica – che il 31 marzo scorso è stata bocciata la proposta di Fratelli d’Italia di destinare alla capitale nel PNRR un miliardo all’anno per i prossimi sei anni, anche in vista del Giubileo che ricordo sarà nel 2025. Proponemmo anche di inserire nel PNRR dei poteri per Roma Capitale; purtroppo tale proposta è stata bocciata.
Vengo alle conclusioni. Al di là di questa mozione, che voteremo, Roma non è solo la capitale della Repubblica italiana, ma è anche la capitale della Chiesa cattolica e della cristianità ed è anche la sede di organismi internazionali che rafforzano la vocazione internazionale di Roma. A Roma si concentra un immenso patrimonio artistico e monumentale; il centro storico di Roma è un sito dell’UNESCO. Rilanciare Roma Capitale, colleghi, significa rilanciare l’Italia intera, significa investire sul futuro della Nazione, perché il futuro della Nazione passa per le strade di Roma. Senza Roma non ci sarebbe stata l’Italia unita e libera che noi abbiamo conosciuto e che ci piace ricordare.
È per questo che dobbiamo recuperare tutti (non è una questione di parte) l’orgoglio della romanità e anche della capitale di una Nazione. Per Fratelli d’Italia i poteri speciali di Roma Capitale non sono un problema della città di Roma, ma una questione di rango e di livello nazionale. Rilanciare Roma significa appunto puntare sul futuro dell’Italia, perché, cari colleghi, Roma è storia, è civiltà, deve essere orgoglio.
Roma Capitale, però, non deve soltanto essere evocata, deve ricevere strumenti e risorse che la mettano in condizione di affrontare le sfide che ci attendono e anche di primeggiare, come può o come potrebbe, tra le capitali europee.
Voglio anche aggiungere che Roma nell’immaginario collettivo mondiale è il centro della storia. Goethe ha scritto: «Roma è la capitale del mondo» e di Roma capitale del mondo, di Roma capitale d’Italia, di Roma centro della storia non dobbiamo dimenticarcene noi che siamo qui.
La mozione in discussione è un passo, uno stimolo, una sollecitazione, non solo a celebrare il 150° anniversario della proclamazione di Roma Capitale, ma a non dimenticare che, se non rilanciamo Roma, penalizziamo l’Italia. (Applausi).
ASTORRE (PD). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ASTORRE (PD). Signor Presidente, ringrazio naturalmente la collega De Petris e i colleghi che hanno firmato la mozione, in particolare la senatrice Monica Cirinnà, che con me ha firmato la mozione per il Partito Democratico. Voglio ringraziare quindi chi ha voluto porre il tema in quest’Aula, dove non è facile e non è mai stato facile parlare di Roma.
A Loredana De Petris voglio rivolgere un grazie particolare, così come alla salute che mi ha assistito fino ad oggi, perché la salute che mi ha assistito fino ad oggi e la mozione presentata dalla collega De Petris mi hanno consentito di sentire in quest’Aula esponenti della Lega sbracciarsi giustamente per Roma, per Roma-Amor. Abbiamo sentito un esponente della Lega e ne sentiremo anche un altro in fase di dichiarazione di voto. Questo è positivo perché non molti anni fa, quando si discutevano i provvedimenti che la collega Rauti ha citato, le Aule parlamentari hanno dovuto spesso scontare un’opposizione della Lega, che all’epoca era secessionista. Ora la Lega è sovranista ed europeista, per cui prendiamo il momento buono e positivo.
Perché la mozione in discussione è centrale? Non tanto e non solo, consentitemi di dire, per la questione della celebrazione dei centocinquant’anni della proclamazione di Roma Capitale. Com’è stato ricordato, l’anniversario dei centocinquant’anni con la vicenda della pandemia è passato un po’ in secondo ordine, però pone nell’Aula del Senato il tema dello status e dei finanziamenti della capitale d’Italia. A partire dal definanziamento di Roma Capitale, fatto negli anni scorsi rispetto alla legge n. 396 del 1990, ci troviamo di fronte a un tema ineludibile, del quale purtroppo questo Paese, che non ama la sua capitale – spesso forse anche noi ci mettiamo del nostro per non farci amare – deve rendersi conto, per cui oggi è positiva una discussione sul tema.
Vogliamo che questa Nazione, la nostra Patria, l’Italia si renda conto che, o ci si decide a dare un ruolo e un finanziamento particolare alla città di Roma, al di là di chi la governa – la può governare chiunque – oppure, se non ha uno status e, soprattutto, consentitemi, un finanziamento particolare, per il finanziamento con il quale viene oggi trattata, la capitale d’Italia sostanzialmente non differisce molto dagli altri Comuni italiani capoluoghi di Regione.
Non devo andare troppo indietro. Basta aver visto le manifestazioni di questi giorni a Roma. In un regime normale come quello in cui si tornerà una volta usciti – speriamo quanto prima – dalla pandemia, la capitale d’Italia ha dei ruoli, delle rappresentanze, un peso non solo perché è capitale del Paese, ma perché è un unicum in quanto capitale mondiale della cristianità. La sua funzione quindi è triplice: capoluogo del Lazio, capitale d’Italia, capitale mondiale della cristianità.
Credo, quindi, che questa sia una funzione alla quale il Parlamento e il Governo debbano assolvere. Ringrazio anche la Ministra, che ha dato delle indicazioni a favore, anche con una riformulazione dell’ordine del giorno e della mozione accolta, mostrando così una sensibilità del Governo rispetto ai temi posti dalla mozione. È bene, però, che il Parlamento prenda spunto da questa vicenda.
Si entra in un periodo elettorale e tutte le cose che si dicono e si fanno in un periodo elettorale, come è quello a pochi mesi dal rinnovo del Consiglio comunale del Campidoglio, forse può essere strumentalizzato, ma la maggioranza e l’intero Parlamento – ho sentito anche la senatrice Rauti e Fratelli l’Italia dire che non ci si può sottrarre da una vicenda come quella di Roma – devono impegnarsi e porre il tema di finanziamenti particolari e straordinari, con un’assunzione di responsabilità, dal momento che la nostra capitale è triplice capitale ed è un unicum mondiale.
Penso che la mozione abbia il merito di porre questo tema, partendo dal 150° anniversario di Roma capitale d’Italia (tra il settembre 1870 e il febbraio 1871), ma ricorda anche a questa Assemblea e al Governo lo status di Roma e soprattutto lo stato dei suoi finanziamenti. Si discute da tanti anni del suo status istituzionale, alla Camera sono in discussione in Commissione affari istituzionali alcuni provvedimenti. La discussione è delicata, perché coinvolge i cittadini di Roma, del Lazio e della provincia di Roma e parliamo di una Regione di sei milioni di abitanti, la seconda Regione per PIL in Italia. È quindi un argomento naturalmente delicato, ma da affrontare. Il tema che sia il Governo, sia il Parlamento hanno dimenticato in questi anni è quello del sostegno economico a partire dal recovery e dalle risorse normali legate alle funzioni straordinarie che per sua natura la capitale d’Italia, capoluogo della Regione e capitale mondiale del cattolicesimo e della cristianità deve affrontare.
Dichiaro quindi, anche a nome del Partito Democratico, il voto favorevole a questa mozione, perché è giusto porre in quest’Aula, al centro della nostra discussione, un tema così importante e vitale per il nostro Paese. (Applausi).
DE PETRIS (Misto-LeU). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DE PETRIS (Misto-LeU). Ringrazio i colleghi intervenuti sia in dichiarazione di voto, sia nella discussione, perché questa mozione sulle celebrazioni per i centocinquant’anni di Roma capitale d’Italia voleva esattamente porre al centro dell’attenzione del Senato e del Governo la questione dello status e del ruolo di Roma Capitale.
Credo che Roma non abbia bisogno di alcuna presentazione nel mondo per la sua storia, perché ovunque si vada non solo in Europa, ma anche oltre i suoi confini, si trovano le tracce di questa presenza, di questa storia. Roma è diventata capitale del nostro Paese e certamente questo è stato un fatto straordinariamente importante, che ha segnato davvero la nascita dello Stato italiano.
È paradossale che una città tanto famosa e importante per il mondo da anni riceva invece dal proprio Paese, dallo Stato italiano di cui è capitale, pochissima attenzione. Roma per sua natura, come ricordava il collega Astorre, è capitale d’Italia, capoluogo della Regione, capitale della cristianità nonché sede di moltissime organizzazioni internazionali. Ricordo la FAO, ma ce ne sono molte altre. Tutto questo comporta ovviamente degli oneri molto pesanti. Oltre al prestigio, vi sono pesanti oneri. Abbiamo anche doppie ambasciate, con tutto quanto ciò comporta. Il tema dei finanziamenti è stato sempre una questione cruciale. Non a caso nella mozione ricordo la legge n. 396 del 1990, istitutiva di Roma Capitale, il cui ispiratore fu il compianto Antonio Cederna; ebbene, quella è stata l’ultima legge nazionale che si è in qualche modo occupata di Roma. Nel tempo è stata praticamente definanziata e di fatto abrogata.
Questa però non è una questione che – torno a ripetere – riguarda soltanto i cittadini romani, i cittadini dell’area metropolitana, del Lazio o i parlamentari di Roma, ma è una questione nazionale. Così com’è stata una questione nazionale Berlino, capitale della Germania, Parigi per la Francia e Londra per il Regno Unito, anche questa è una questione nazionale e di vanto per tutto il Paese. Cito queste capitali per dire che ognuna di esse, evidentemente con assetti istituzionali diversi, ha uno status giuridico speciale: da Berlino che è una città-Stato, per esempio, con tutto ciò che comporta, a Parigi con le sue autonomie molto forti e riconosciute. Vi ricordo che Roma è la città più grande d’Europa per superficie, così come il comune agricolo più grande d’Europa: questo sta a significare che ha un’estensione territoriale molto ampia per ragioni storiche e significa anche che bisogna intervenire. Esamineremo anche i disegni di legge al momento incardinati in Commissione affari costituzionali alla Camera. Vi è la necessità fondamentale – finalmente, dico io – di decidere dal punto di vista costituzionale lo status giuridico di Roma, che è uno status speciale e non può che essere così, come per tutte le altre capitali. Poi sceglieremo le forme; il dibattito è aperto da molti anni, ma credo sia necessario assumere, tutti insieme, una decisione su questo.
Contemporaneamente vi è un disegno di legge ordinario, perché oggi, per come stanno le cose, abbiamo la necessità di fare un salto di qualità; non si può governare una città così complessa con gli stessi poteri di un Comune con molti meno abitanti e un ruolo decisamente minore. I municipi di Roma, ad esempio, dovrebbero essere trasformati in Comuni per avere la possibilità di un governo vero del territorio. Questo non riguarda chi in quel momento governa la città, perché in quest’Aula praticamente abbiamo governato un po’ tutti Roma e in un modo o nell’altro vi sono state alternanze, ma le questioni davanti a noi sono rimaste praticamente le stesse. Credo sia arrivato il momento di fare questo salto di qualità e finalmente spero che alla Camera la discussione proceda velocemente e che anche il Senato possa alla fine esaminare i disegni di legge in materia, perché la questione di Roma Capitale, del suo ruolo e dei suoi finanziamenti (quindi sia sul recovery fund, ma anche, tra poco, sulla legge di bilancio) riguarda tutto il Paese. È una questione assolutamente prioritaria che riguarda appunto l’Italia.
Siamo, alla vigilia del rinnovo del consiglio comunale e delle elezioni, ma, torno a ripetere, non si tratta di una questione di parte. È una questione che riguarda profondamente lo Stato, il Governo e il Paese intero. Una capitale, con maggiori possibilità di avere finanziamenti, risorse, un assetto istituzionale e poteri speciali che permettano di governare al meglio, è importante per tutto il nostro Paese.
Quindi, con l’auspicio che questa mozione possa portarci rapidamente a definire sia il ruolo che i finanziamenti per Roma, annuncio il voto favorevole dei senatori del Gruppo Misto e della componente LeU. (Applausi).
GASPARRI (FIBP-UDC). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GASPARRI (FIBP-UDC). Signor Presidente, questa mozione viene discussa un po’ in ritardo, per la verità. Da dove nasce? L’iniziativa è singolare, perché la mozione è firmata in modo trasversale e non sempre accade in Parlamento.
Tutti i Gruppi, la senatrice De Petris, il sottoscritto, la senatrice Cirinnà, il senatore Dessì, la senatrice Binetti, il senatore Giuseppe Pisani e molti altri hanno sottoscritto questa mozione sui centocinquant’anni di Roma Capitale, che ricorrono quest’anno. Anni fa, a Roma, è nato un coordinamento, un osservatorio dei parlamentari eletti a Roma e, quindi, insieme abbiamo redatto una mozione per richiamare, per la verità già da mesi, le istituzioni, i Governi, il Governo dell’epoca, a celebrazioni adeguate per i centocinquant’anni di Roma Capitale.
Non è solo per retorica. Potrei fare una citazione: «L’Italia è restituita a se stessa e a Roma. Qui, dove noi riconosciamo la patria dei nostri pensieri, ogni cosa ci parla di grandezza». È scritto dietro la presidente Rossomando. Nessuno di noi le guarda, ma ci sono queste lapidi. Noi le consideriamo un fatto normale, ma non è che la mattina entriamo in Aula e leggiamo la lapide. È scritto là. Quindi, la mozione risponde all’esigenza scritta nella lapide: richiamare alla storia, all’identità, al percorso.
Non voglio fare qui una lezione di storia: non sarei all’altezza né i colleghi ne hanno bisogno. Tuttavia, credo che avere consapevolezza del ruolo della nazione e del ruolo della capitale sia un fatto importante. Roma, poi, è stato un luogo controverso, di polemiche, addirittura definita mafiosa. Poi, però, non lo era: c’era la corruzione, come c’è stata in tante parti d’Italia e del mondo. La Corte di cassazione ha però tolto quel marchio, che era stato con superficialità appioppato alla Capitale, con un danno di immagine gigantesco al Paese di cui qualcuno poi dovrebbe essere chiamato a rispondere. Per questo, però, basta leggere i libri di Sallusti e Palamara, non c’è bisogno che io ne parli qui.
Quindi, la mozione serve a richiamare il Governo. Dico alle rappresentanti del Governo che si fa ancora in tempo a fare qualcosa. Siamo ancora ad aprile, infatti. Io ricordo che, in occasione del centenario (io ero un ragazzino), vi furono celebrazioni, se ne parlava nelle scuole ed era un momento importante. Credo, pertanto, che si debba riflettere sul ruolo della nazione, sul ruolo della capitale e, certo, anche sui poteri. Nel dibattito è emerso qualcosa. Dico alla collega Rauti, che conosco e stimo da tempo e che è alla sua prima legislatura, che, negli anni Ottanta, il Governo Craxi fece una legge speciale per Roma; nel 2008 e nel 2009 il Governo Berlusconi ha fatto norme e leggi per Roma. È stata cambiata la Costituzione, introducendo la dicitura Roma Capitale. Non basta, però, cambiare il nome. Come hanno detto dei colleghi, bisogna anche dotare la capitale di mezzi adeguati.
Ricordo alla senatrice Rauti, che faceva delle giuste rivendicazioni, di dire ai colleghi del suo Gruppo che basta sottoscrivere la proposta di legge dell’onorevole Barelli di Forza Italia, che vuole introdurre in Costituzione dei poteri maggiori per Roma, affinché venga equiparata ad una Regione. Come in altri Stati del mondo, dell’Occidente, la città capitale ha dei poteri che non sono quelli degli altri Comuni: per gli oneri, per le funzioni che sono state ricordate, per la presenza di ambasciate e rappresentanze internazionali.
Per certi versi, non secondari, Roma è la capitale della cristianità. È un luogo particolare e, difatti, le lapidi e la storia ce lo ricordano. Poi, noi ce ne dimentichiamo nel percorso che ha portato a questo traguardo. Io credo, quindi, che questa mozione impegni il Governo a fare qualcosa in più, da qui alla fine dell’anno, per celebrare i centocinquant’anni di Roma Capitale.
Credo non servano grandi mezzi economici, a partire dalla comunicazione e – perché no – dalle stesse Aule parlamentari. L’Aula del Senato è stata aperta per momenti importanti di riflessione istituzionale e di incontri sulla cultura e su temi di varia natura. Credo si possa tranquillamente, a costo zero, avere un momento più solenne di celebrazione con il Presidente della Repubblica e le massime istituzioni. Si promuovono tante iniziative, che apprezzo, dedicate a vari aspetti e credo che il Senato potrebbe ospitare questi eventi, in coerenza con le lapidi che ci ricordano la storia patria.
Alla Camera dei deputati si sta svolgendo una discussione sul ruolo di Roma Capitale. Forza Italia ha avanzato queste proposte, mentre altri Gruppi non hanno fatto proposte di rango costituzionale, ma ben vengano; basta avvisare i colleghi della Camera e la relatrice, onorevole Calabria, di Forza Italia (mentre l’onorevole Silvestri, del MoVimento 5 Stelle, è relatore sui provvedimenti di carattere ordinario). Noi abbiamo posto una questione costituzionale. Si può discutere del ruolo di Roma.
Ricordo l’Osservatorio parlamentare che è trasversale e plurale e che ho presieduto, per anzianità di mandato, quando si è costituito. Attualmente è presieduto dall’onorevole Magi, che è di tutt’altro Gruppo rispetto al mio, e la senatrice De Petris ne è esponente illustre vista, non dico l’anzianità, ma l’esperienza politica maturata sia sul territorio che in queste Aule.
Noi avvertiamo il dovere di porre una questione storica, culturale, identitaria, costituzionale e normativa. Roma può stare anche antipatica perché è sempre al centro delle polemiche. Peraltro, Roma ospita i difetti suoi e dell’Italia, perché a Roma tante vicende negative hanno visto protagonisti quelli che vi si trovano, in quanto capitale, a svolgere le proprie funzioni e magari l’hanno trasformata in un teatro di cose non pregevoli. Roma è anche storia, cultura e identità (non devo qui aggiungere riferimenti).
Anche nelle discussioni sul recovery fund abbiamo detto che una voce cospicua andrebbe introdotta per Roma Capitale per poteri specifici, risorse, trasporti, accoglienza e infrastrutture, in quanto è la porta dell’Italia, del Paese e della Nazione.
Non è questa la sede per tale discussione, ma il nostro Gruppo lo ha illustrato anche all’attuale capo del Governo Draghi. In un breve intervento sulla fiducia dissi che Draghi, oltre a essere europeo ed europeista per antonomasia, è anche romano e, quindi, nella sua azione di governo potrà forse trovare lo spazio per ciò che è un servizio e un’esigenza della comunità nazionale intera e non una rivendicazione di natura campanilistica.
Mi auguro che la mozione in esame venga approvata – il nostro Gruppo la sostiene – per ragioni storiche, culturali e morali e per le possibilità anche celebrative, da qui alla fine dell’anno, della ricorrenza dei centocinquant’anni della Capitale. Faccio appello anche alla Presidenza del Senato, che può autonomamente assumere un’iniziativa senza costi particolari. Infatti, disponiamo della sala, che è accessibile secondo le regole del tempo e non occorre quindi spendere soldi. Per quanto riguarda la comunicazione, la televisione trasmette perfino le nostre normali sedute, non tutte di rilevanza storica. Quindi, questa iniziativa può essere assunta e rivolgo un appello alla Presidenza.
Dopodiché, dobbiamo discutere dei poteri e dei ruoli, cosa che si sta facendo attualmente alla Camera dei deputati, dove si sta svolgendo il relativo procedimento legislativo. Credo però che questa materia debba trovare spazio anche nelle discussioni sui vari provvedimenti economici e decreti.
Sono partito dalla lapide, ma non vogliamo solo mettere lapidi: vogliamo fare leggi e rendere la Nazione consapevole del suo ruolo e della sua storia. Quando dicono che è l’Europa a chiedere o volere qualcosa, ricordiamoci cosa sarebbe senza l’Italia, senza Roma e senza la nostra storia e le nostre vestigia. (Applausi). Un po’ di orgoglio, noi siamo l’Europa!
Pensiamo alla città di Roma. Se uscite da qui trovate Caravaggio a San Luigi dei Francesi, così come a Santa Maria del Popolo, e trovate anche il Pantheon. Basta fare 500 metri qui intorno a piedi e vedrete più storia di quanta ce ne sia in altri luoghi d’Europa (non dico altro per evitare equivoci).
Orgogliosi della nostra storia, voteremo pertanto a favore della mozione in esame, sperando che dia la spinta per leggi utili alla capitale e quindi alla Nazione. (Applausi).
PRESIDENTE. Senatore Gasparri, direi che stiamo discutendo di Roma capitale europea.
FUSCO (L-SP-PSd’Az). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FUSCO (L-SP-PSd’Az). Signor Presidente, signor Ministro, signori senatori, il Gruppo Lega apprezza la mozione presentata dai colleghi, che ha posto all’attenzione di quest’Assemblea l’importanza di Roma come capitale del Paese, con l’intento di voler diffondere e valorizzare il suo ruolo di capitale, promuovendo lo sviluppo futuro della città, tramite una serie di iniziative celebrative e commemorative, in occasione della ricorrenza del 150° anniversario della proclamazione a capitale d’Italia.
Riteniamo che il ricorrere del 150° anniversario dalla proclamazione di Roma Capitale debba però rappresentare l’occasione per affrontare più compiutamente un tema di importanza strategica, non solo per la città di Roma, ma per l’intero Paese, con l’auspicio che questa discussione possa rappresentare un primo ma importante tassello nel percorso che veda il Parlamento riconoscere a Roma una maggiore autonomia nell’esercizio di poteri e di funzioni, dotando la capitale d’Italia delle necessarie risorse, utili a una migliore gestione del suo patrimonio archeologico, storico e architettonico.
Proprio oggi che Roma si appresta ad affrontare il 150° anniversario dalla sua proclamazione a capitale del Paese, ritengo che non sia più rinviabile il riconoscimento di uno status che in termini di autonomia possa realmente garantire l’obiettivo di poter preservare il valore di città eterna, di città aperta, simbolo di vittoria e liberazione, che le è riconosciuto a livello internazionale.
Se guardiamo Roma con uno sguardo alle altre capitali europee, come correttamente sottolineato dalla mozione che stiamo discutendo, non si può non constatare come le maggiori capitali europee e occidentali godano di finanziamenti specifici per l’espletamento delle funzioni connesse al loro ruolo in seno all’ordinamento statale, indispensabile anche per contribuire alla conservazione e alla valorizzazione di un patrimonio storico e culturale di enorme valore che raramente appartiene alle sole amministrazioni locali, che necessita dunque di interventi dei rispettivi Stati nazionali.
Non possiamo parlare di Roma senza considerare che il suo territorio da solo risulta più grande di quello delle altre otto più grandi città italiane messe insieme ed è equivalente alla somma di nove tra le maggiori capitali europee: parliamo di Amsterdam, Berna, Atene, Bruxelles, Copenaghen, Dublino, Lisbona, Parigi e Vienna. Nonostante questi dati pongano in evidenza la grandezza di Roma, non si può fare a meno di evidenziare come a ciò non corrisponda un adeguato riconoscimento normativo in termini di autonomia che spetta invece alle principali capitali europee che, sia pure con specifiche diverse, godono di forme di autonomia riconosciute dai rispettivi ordinamenti. A titolo esemplificativo, in Germania e Austria, Berlino e Vienna sono Länder; in Spagna, Madrid rappresenta una comunità autonoma; in Belgio, Bruxelles è divenuta la terza regione. Guardando oltreoceano, Washington non è solo la capitale degli USA, ma è anche uno Stato. Roma è l’unica città al mondo che ospita tre circuiti di ambasciate: come capitale della Repubblica, come sede dello Stato della Città di Vaticano e come sede dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO). Al contempo, però, Roma è una delle poche capitali mondiali che ancora oggi non gode di una particolare autonomia.
Condividiamo la preoccupazione espressa nella mozione in esame per la drammatica emergenza economica causata per la città di Roma dall’epidemia da Covid-19, in particolare con la paralisi del settore del turismo, da sempre asse portante dell’economia cittadina, per cui si rende necessario un sostegno straordinario da parte dello Stato nei confronti della città. Riteniamo che oltre a questo sostegno straordinario, in occasione della ricorrenza dei centocinquant’anni dalla sua proclamazione a capitale, Roma meriti anche una nuova considerazione all’interno dell’ordinamento italiano. Ricordo infatti che oltre ad essere la nostra capitale, come riconosciuto dall’articolo 114 della Costituzione, Roma è stata definita dalla legge n. 42 del 2009 come ente territoriale Roma Capitale. In virtù di ciò, le sono state riconosciute specifiche funzioni amministrative sul tema dell’edilizia pubblica e privata, dello sviluppo economico, dei beni culturali e della protezione civile.
Il primo vulnus normativo che riteniamo debba essere quanto prima superato sta nel fatto che le prerogative riconosciute a Roma Capitale insistono solo sul territorio comunale e non sull’area della Città metropolitana, così come istituita nella legge n. 56 del 2014. Una soluzione a questa incongruenza consisterebbe nel voler costringere l’area metropolitana con quella comunale, costituendo una Roma centrale cui la Regione Lazio dovrebbe inevitabilmente cedere alcune competenze. Attraverso un decentramento municipale, si tratterebbe di riconoscere anche ai singoli municipi, oggi nell’area metropolitana, maggiori poteri e maggiore autonomia, anche finanziaria, sui propri territori nell’interesse dei cittadini e dei servizi che ad essi vanno erogati.
Solo così potremo veramente riconoscere a Roma il ruolo di capitale del Paese, valorizzando al contempo i singoli municipi che ad oggi ricadono nell’area metropolitana e che spesso faticano a godere delle risorse di cui necessiterebbero perché il più delle volte trattenuti a livello centrale. Sono questi gli obiettivi che si prefigge di poter raggiungere la nostra proposta di legge che reca disposizioni sull’ordinamento della Città metropolitana di Roma Capitale che, riconoscendo ad essa una propria autonomia, creerebbe indubbi benefici anche agli altri capoluoghi della provincia del Lazio. Parliamo di Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina che il più delle volte vedono sottratte dai propri territori risorse regionali che con l’ordinamento attuale vengono perlopiù fagocitate da Roma, alla quale dovrebbero invece essere destinate risorse specifiche dello Stato.
Per tale ragioni esprimeremo un voto favorevole alla mozione in esame con l’auspicio che essa possa rappresentare il primo tassello di un percorso legislativo che veda finalmente il Parlamento discutere di Roma e di quanto necessario affinché quella che da centocinquanta anni è la capitale del nostro Paese, sede delle principali accademie di arte e cultura, centro della cristianità del mondo e culla del diritto, possa vedere pienamente riconosciuto il suo status di capitale italiana. (Applausi).
LUPO (M5S). Domando di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUPO (M5S). Signor Presidente, ringrazio anzitutto la senatrice De Petris per aver presentato la mozione sulla celebrazione del 150° anniversario dell’unione di Roma allo Stato italiano e quindi della sua proclamazione a capitale d’Italia.
È stato ricordato come effettivamente a causa del Covid non sia stato facile… (Brusio).
PRESIDENTE. Senatrice Lupo, mi scusi un momento. Colleghi, come spesso accade c’è una parte dell’emiciclo che è molto rumorosa e non consente di ascoltare l’intervento della collega. Non so se ciò avviene perché prevalgono le voci maschili, non vorrei farne una questione di genere, ma vi chiederei di abbassare il tono della voce o comunque, nel caso, di uscire dall’Aula. Prego, senatrice Lupo.
LUPO (M5S). La ringrazio, Presidente, è sempre gentile.
Come è stato già detto, in questo anno di Covid è stato effettivamente quasi impossibile poter fare le celebrazioni che tutti avremmo voluto e che ci aspettavamo. Vorrei ricordare però che effettivamente Roma non è solo celebrazioni ed eventi perché sarebbe altrimenti abbastanza scontato. Roma è già una celebrazione vivente. Bisogna ricordare Roma non solo per il Giubileo o per le polemiche sterili, che si sentono spesso. Bisogna lavorare insieme, concretamente. (Commenti). Ringrazio il senatore De Vecchis per il fatto di fare la ola, anche da lontano. (Richiami del Presidente).
Grazie, signor Presidente, posso continuare.
Desidero ricordare le parole del presidente Mattarella, che è stato presente, insieme a tutte le istituzioni e anche al vicario di Roma, il portavoce del Papa, alla prima celebrazione che ci fu nel febbraio 2020. Egli disse proprio che «Roma può dare tanto allo sviluppo del Paese» e che «la comunità nazionale deve assicurare il sostegno necessario, affinché le funzioni della capitale siano svolte al meglio e creino così vantaggi per l’intero sistema». Investire su Roma significa infatti puntare su tutta l’Italia.
È stato già detto che le maggiori capitali europee hanno già tutte dei poteri speciali e hanno delle funzioni e un ruolo, nell’ordinamento statale, che rappresentano un laboratorio permanente e contemporaneo. È giunto effettivamente il fatidico momento di lavorare tutti insieme per dare anche a Roma questi poteri speciali: si può lavorare ad una legge costituzionale oppure su semplici leggi ordinarie, per dare più efficacia e per fare più in fretta. Dispiace però che spesso questi argomenti emergano maggiormente durante il periodo preelettorale. Ho però notato che oggi i toni sono stati molto collaborativi e quindi mi auguro che, dopo le parole, seguano i fatti. Ovviamente Roma ha bisogno di risorse ad hoc e sono indispensabili anche per contribuire alla conservazione e alla valorizzazione di un patrimonio storico e culturale di enorme valore. Si tratta di un patrimonio nazionale, prima ancora che della singola amministrazione comunale.
Vengo al punto: siamo partiti dall’accordo per cui tutti dobbiamo lavorare per riconoscere questi poteri speciali. Quindi bisogna riconoscere questo status giuridico, solo che, anche in questo ramo del Parlamento, l’unica proposta di legge per i poteri speciali, con un articolato di soli tre articoli, a cui si può lavorare, è a prima firma di parlamentari del MoVimento 5 Stelle. Quindi, visto che siamo in un sistema bicamerale, chiedo di iniziare subito anche a lavorare in questa Camera alta del Parlamento (Applausi) e di farlo concretamente, oltre alle parole, su questo disegno di legge. Penso che Roma Capitale sia importante per tanti motivi. La gestione di Roma non è facile, perché qui c’è la sede delle istituzioni italiane, delle ambasciate e bisogna far fronte alle tante esigenze legate alla sicurezza pubblica, al trasporto pubblico locale, al trasporto alternativo e tantissimo alla cura del verde. Si tratta di spese che devono essere fatte anche nell’immediato: pensiamo alla sicurezza pubblica e non solo in questi giorni, per le manifestazioni che stiamo vivendo, ma in tutto l’anno.
Quindi è ovvio che non si può attendere un passaggio a cascata, dallo Stato, alla Regione, fino a Roma Capitale, perché chiunque sia chiamato ad amministrarla, Roma Capitale ha bisogno di immediatezza. Si tratta infatti di risposte che non si danno solo ai cittadini romani, ma ai cittadini italiani e ai cittadini del mondo, perché Roma è la città del mondo. (Applausi).
Colleghi, avete parlato di città d’Italia, ma Roma è la città del mondo, è il centro della cultura, è la città che ci invidiano tutti e che ci copiano anche, ma male, perché è unica. Il MoVimento 5 Stelle è certamente favorevole e voterà sì alla mozione al nostro esame. Chiediamo però la cortesia di dare seguito alle bellissime parole pronunciate nei confronti della nostra capitale, perché Roma non è solo città d’Italia, ma è la città degli italiani e di tutti i cittadini nel mondo. Ringrazio dunque la senatrice De Petris per la mozione al nostro esame, su cui il nostro voto sarà favorevole. (Applausi).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo della mozione n. 281 (testo 2), presentata dalla senatrice De Petris e da altri senatori.
(Segue la votazione).
Il Senato approva. (v. Allegato B). (Applausi).
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